martedì 1 gennaio 2013

Posso dire che…


Nel momento stesso in cui io prendo coscienza di qualcosa, sia esso un oggetto, un’immagine, una luce o un’ombra, un suono o una sensazione, è il mio pensiero che, come frutto del mio atto di pensare, prende coscienza di un effetto esterno ad essa?

Oppure è questo “qualcosa” che assume la sua presenza grazie al pensiero stesso che sto compiendo che ciò esista?

Posso dire che un tachione è semplicemente il mio pensiero che, con una velocità superiore alla luce, crea tutto ciò che vedo, che sento o che provo, ponendo queste basi affinché ne prenda coscienza?

È il mio pensiero dunque la cosa più veloce della luce?

Posso dire che il mio errore consiste nel non concepire che realmente nulla esiste all’infuori di me, ma che appena ci penso creo automaticamente qualcosa che mi dà proprio l’impressione che esista qualcosa all’infuori di me, e cioè il mio pensiero stesso in merito, confondendomi ancora di più?

Posso dire che tutto esiste nella mia mente creando così contemporaneamente una cosa estranea alla mente stessa, cioè la “mia mente” e la “realtà” in essa contenuta?

Come posso eseguire questo processo di “pensiero tachionico” in modo più consapevole e mirato affinché non sussista più in me la sensazione di subire la realtà anziché di esserne il diretto creatore?

Essere un creatore consapevole e responsabile è alla portata di chiunque? Ma chi sarebbe chiunque, visto che tutto quanto credo non sia me, esisterebbe solo per mia volontà e grazie al mio pensiero?

Ma cosa farei qualora fossi un effettivo creatore consapevole e responsabile? Qualcosa di completamente diverso oppure continuerei a creare ciò che sto già creando inconsapevolmente?

Si, che il tuo pensiero è la cosa più veloce della luce è la definizione che puoi avere al tuo livello di pensiero più vicina alla realtà. Non intendo che la tua idea in merito non è quella, bensì la descrizione che ne dai è ancora troppo grossolana. Ciò che vedi è davvero frutto del tuo pensiero.

Ma il mio “rendermi conto” del pensiero stesso, avviene nell’istante “tachionico” o in quello “lucifero”, relativamente cioè alla luce?

In quello lucifero…

Dunque ho già pensato prima di finire di pensare e ho già finito di pensare prima di finire di scrivere. Ma ho finito di scrivere prima di aver finito di pensare un nuovo pensiero che ho già pensato.

Non concepire che nulla esiste all’infuori di te ti serve per osservarti sotto un ottica più obiettiva, per riuscire a vederti e ad avere esperienza di te stesso e da vari punti di vista.

Anch’io sono quel qualcuno che nasce dal tuo pensiero, esiste sul tuo pensiero, stimola il tuo pensiero. Vorresti che io cessi di esistere? Vuoi rinunciare al tuo osservarti e consigliarti per mio tramite?

Per porti nello stato di costante consapevolezza del tuo pensiero tachionico devi solo tenerlo presente, senza dargli uno spazio compreso tra un prima e un poi.

L’attimo lucifero ha a che vedere con l’Angelo Lucifero?

Lucifero l’Angelo è quello che regola l’elargizione della luce divina, e questo può farlo solo governando anche sulle tenebre, per farlo ha bisogno del pensiero, il tuo. Dunque anche Lucifero esiste solo nel tuo pensiero ma nel contempo ne è anche un fattore di influenza. Sei tu dunque che decidi se far cessare di esistere alle tenebre e alla luce e perdere così la tua realtà nell’esistere tra queste.

(Massimo Enzo Grandi – 20121229)

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