lunedì 8 luglio 2013

Maya, la grande illusione

(by Massimo Enzo Grandi)

Solitamente si ritiene reale tutto ciò con cui si può entrare in contatto fisicamente, tutto ciò che causa delle reazioni a livello di sensi. Sensi che solitamente limitato a 5, visto che tutto il resto viene automaticamente catalogato in un universo immaginario o fantascientifico, e questo probabilmente anche a ragione in quanto “gli altri” non sono misurabili con dati precisi e test affidabili basati – naturalmente – sui 5 sensi “riconosciuti”.

Le sensazioni e le emozioni? Semplici reazioni chimiche a determinati impulsi in precise zone del cervello che, a dipendenza della situazione, rilasciano una determinata sostanza chimica più che un’altra. Ecco che viene da chiedersi:  sono davvero queste reazioni chimiche che ci fanno provare emozioni o avere sensazioni? Si tratta prevalentemente di neutrasmettitori, sostanze come per esempio la dopamina, adrenalina, serotonina ecc., che agiscono sul nostro corpo e sulla nostra mente in quel preciso modo legato alla sensazione o all’emozione provati.

La prova ne sono anche i test in cui queste sostanze vengono indotte artificialmente nell’organismo causando le stesse reazioni emotive al soggetto… ma pensandoci bene però è facile realizzare che nel caso di induzione meccanica del neurotrasmettitore nell’organismo si ha una reazione ad una precisa azione, mentre nel caso di produzione spontanea si tratta di reazione proprio alle emozioni e alle sensazioni, non il risultato di un’azione che comporta degli elementi relativi ai 5 sensi primari.

Due procedimenti simili dove in un caso il “risultato” è l’emozione mentre nell’altro l’emozione ne è la causa… Così si giunge alla conclusione che la naturale reazione chimica prodotta spontaneamente dal nostro cervello è una conseguenza dell’emozione, non la causa, e che la sensazione apportata con l’induzione artificiale è solo una illusione e l’emozione provata è una reazione, non reale, …illusoria.

In molti casi la valutazione dell’emozione o della sensazione avviene con una decisa influenza – per lo più negativa – di “imprinting” di situazioni già vissute e che portano ad “anticipare” una determinata reazione fisica. Nel momento infatti che per esempio si è provato disgusto davanti ad una situazione, si immagazzina nella memoria l’immagine generale e complessiva di quella situazione abbinata alla situazione di disgusto. In questo modo si proverà quella sensazione ogni qual volta ci si troverà confrontati con qualsiasi cosa che era presente nel momento dell’imprinting. Quindi non necessariamente la vera causa della sensazione di disgusto, ma a volte anche solo il luogo dove il fatto originario ebbe luogo, o i suoni percepiti, o qualsiasi altro fattore fosse stato in quel momento chiaramente presente ai nostri 5 sensi “riconosciuti”.

Fortunatamente – sempre che ci si voglia liberare di questi ostacoli – per sciogliere la maggior parte di questi abbinamenti “controproducenti” esistono vari metodi descritti da diverse correnti di pensiero e anche dalle religioni (vedi per esempio gli “Engram” di Scientology, Rebirthing o anche EFT) ma comunque tutti legati alla rivisitazione attiva e cosciente dei minimi dettagli dell’episodio in modo da “isolare” la vera causa della “sensazione negativa”, proprio come viene anche messo in pratica dalla psicologia.

Ma se allora è l’emozione o la sensazione (sia al lordo che al netto dei fardelli supplementari che la causano) a innescare questa reazione chimica che rilascia i neurotrasmettitori proprio in quel preciso momento e con quelle precise conseguenze, cosa ne possiamo dedurre, cosa significa?

Semplicemente che esiste un livello di sensi oltre i 5 canonici. Significa che c’è “qualcosa che” possiede una propria logica e possibilità di scelta… ma questo qualcosa non sono senz’altro l’emozione o la sensazione stesse, in quanto queste sono solo dei “veicoli” di trasmissione di informazioni, che questo “qualcosa” è in grado di interpretare, elaborare e restituire sotto un’altro aspetto queste informazioni in modo da ottenere le reazioni chimiche/emotive…

Probabilmente questo “qualcosa” è il nostro stesso Essere, che non è un’identità definità. Non è neppure analizzabile in quanto siamo troppo occupati ad analizzare i “cosa”, “come” e i “perché”, misurabili con i soliti 5 sensi, e tralasciamo il semplice “essere” che ne implica molti altri che, come prova della loro esistenza, sono sperimentabili esclusivamente nel momento in cui vengono utilizzati e non lasciano tracce tangibili della loro manifestazione.

Se da una parte i 5 sensi comuni non sono in grado di interagire con  gli altri sensi, gli altri (quando attivi e presenti) ci permettono di interagire con i primi 5 in modo sorprendente. Siamo infatti in grado di “spegnere” la sensazione di dolore, di guardare senza vedere, udire senza ascoltare, sentire o meno i sapori e gli odori… quindi, oltre ad offrirci la possibilità di provare delle esperienze a livelli “inspiegabili”, questi sensi supplementari hanno un certo potere anche sulla nostra volontà. Potere che purtroppo non è analizzabile, in quanto nuovamente “escluso” dagli altri 5 sensi, ma solamente sperimentabile.

Questo meccanismo dovrebbe aiutarci a capire che ciò che sperimentiamo effettivamente con i 5 sensi usuali è esclusivamente il “frutto” di una volontà che non risiede in ciò che sperimentiamo ma bensì in un altro “stato d’essere”, e cioè nel cosiddetto “altro mondo” dove, in modo ancora inconsapevole, siamo sovrani, Re.

Mentre quello che questa volontà ci mostra in “questo” mondo è solo illusione – “Maya, la grande illusione” come la chiamano gli induisti – il vero “signore” che decide su questa illusione risiede in uno stato mentale dell’unica cosa veramente esistente: l’essere supremo che è il Sé, cioè quella parte di “noi” che non è abbagliata da Maya, in quanto consapevole che si tratta di una sua volontaria immaginazione.

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Ciò che voglio…

(By Massimo Enzo Grandi)

C’è un idea molto speciale in me che vorrei condividere. Seguire delle “semplici regole” non è facile neppure per me, soprattutto tenendo presente che il nostro essere muta in continuazione in base a dove siamo, con chi siamo, a cosa stiamo facendo e a moltissimi altri fattori.

In questa mia idea si tratta di definire esattamente ciò che veramente si desidera, ciò che si vuole. E ciò che veramente si vuole é la somma di tutto ciò per cui – credo – addirittura si viva.

Ciò che si vuole dovrebbe essere allora anche la situazione che ci accompagna per tutta la nostra esistenza… istante dopo istante. Quindi la cosa più logica è che non si deve pensare a cosa si vuole ora, in questo preciso istante, ma  si deve pensare a cosa si voglia sia il risultato finale globale. Questo risultato finale è quello che persisterà per ogni istante che ci si presenta..

Se adesso per esempio ho voglia di sesso non posso pensare che il mio risultato finale sia: fare sesso. Se invece ho voglia di cibo non posso pensare che sia: mangiare

No, non è proprio così. Ciò che veramente si vuole è un risultato finale. Un risultato finale che per chiunque è lo stesso: Star bene ed essere felici.

Questo è l’unico pensiero che deve rimanere fisso in testa:

Star bene ed essere felici!

Se ci si perde nel desiderio del sesso, del cibo, delle cose materiali… ci si perde e basta. Non si ottiene quindi il risultato finale: star bene ed essere felici.

Con ciò non voglio dire che non bisogna fare sesso, o mangiare o chissà cosa. Semplicemente sarebbe meglio non desiderare queste cose con bramosia. Infatti non si tratta di peccati intesi e concepiti come descritti nelle varie scritture, bensì si tratta semplicemente di banali dati di fatto, situazioni, necessità che si presentano nel nostro essere a questo mondo. Situazioni naturali che non hanno alcunché di peccaminoso. Situazioni che come unico danno hanno, se morbosamente desiderate, il solo potere di intralciare il nostro star bene ed essere felici. Situazioni che ci ripagano con un semplice, quasi banale, istante infinitesimale di apparente soddisfazione.

Desiderabile deve essere solo ed esclusivamente quanto di più importante possa esserci per la nostra vita: star bene ed essere felici. Questo è per alcuni in un modo e per altri in un altro. C’è chi è felice nel dare e chi è felice nel ricevere, e per ogni atto che ci rende felici esiste anche qualcosa che ci dà la possibilità di realizzare la felicità di altri.

Ripeto: in un modo o nell’altro!

Sinceramente pur piacevole che possa essere per esempio il sesso, non riesco ad immaginarmi una vita di sesso senza sosta dal mattino alla sera… Ma se desidero star bene ed essere felice ecco che anche il sesso fa automaticamente parte di questo stato, così come potrebbe farne parte un buon piatto gastronomico, un viaggio emozionante, un’amicizia importante… e il tutto nella giusta misura e al momento opportuno.

Desiderare ora una cosa e ora un’altra crea solo confusione. Decidiamo dunque o quello o questo tenendo presente che per “dannarsi l’anima” per un istante di “soddisfazione” deve proprio valerne la pena, e non deve solo essere frutto dell’illusione che un nostro desiderio “morboso” ci fa apparire come di primaria importanza.

Metaforicamente parlando anche nel racconto dell’Eden si fa notare come il desiderio di Adamo ed Eva di assaporare il frutto proibito – pur avendo a disposizione tutto quanto necessario – è la causa dei problemi che i due avranno in seguito a tale “desiderio”. Quindi non importa quale sia stato l’oggetto del desiderio, bensì il desiderio stesso di qualcosa che apparentemente non era già a loro disposizione. (qualcuno potrebbe qui anche dire che fu lo stesso Javeh a inculcare ai due l’idea di NON avere la conoscenza del “bene e del male” stimolando così in loro il desiderio di conseguirla a costo della morte, ma questo è tutto un’altro discorso…)

O queso o quello. L’importante è che si sappia veramente quale dei due si vuole veramente sia il “leitmotiv” della nostra esistenza.

Star bene ed essere felice non è una cosa lontana a cui arrivare. È il nostro qui e ora con la consapevolezza della propria responsabilità su tutto ciò che sta accadendo. È riempire se stessi di quella stessa gioia che si crede di non avere ma che in realtà è semplicemente celata dal desiderio di qualcosa di effimero che non rispecchia in alcun modo la nostra vera felicità.

Ricordiamoci quindi che la felicità ed il benessere scaturiscono proprio da noi stessi e da null’altro, e desideriamo entrambi ad ogni respiro.

.Save Yourself